Esattamente da un anno dalla nostra visita in Birmania, ritorniamo per mettere nero su bianco con tutto ciò per cui abbiamo lavorato ed in particolare per l’orfanotrofio Sasana. Non siamo più in 3, ma si è aggiunta anche Patrizia dall’Italia, che ultimamente si è gentilmente impegnata ad aiutarci nella raccolta di fondi.
Questa volta niente treno, ma un viaggio in macchina di 7 ore per percorrere solo 230 km attraverso le zone più rurali che da Mandalay portano verso il lago Inle. Arriviamo a Nyaung Shwe stremati, ma rincuorati dal fatto che in meno di 12 riabbracceremo i bimbi dell’orfanotrofio Sasana. All’inizio i bimbi ci guardano con uno sguardo distaccato. Timidezza o imbarazzo che sia, il giorno dopo, la gioia e i sorrisi stampati sui loro volti lasciati un anno fa, sono ancora lì.
Dopo aver fatto un giro di perlustrazione, notiamo con rammarico che le cose non sono molto cambiate: stessi dormitori sporchi, disordinati, abbandonati a se stessi. Stessa cosa vale per i bimbi: vestiti sudici, alcuni scalzi o con i buchi alle scarpe per non menzionare le loro testoline e la pelle nelle varie parti del corpo. Situazione davvero triste!
I due giovanissimi insegnanti incontrati l’anno scorso non ci sono più, ma sono invece presenti 5 maestre. Sono tutte cordiali e vestono anche loro un uniforme che si adatta a quella dei bambini, ovviamente non dei monaci. La loro conoscenza dell’inglese è davvero minima per non dire inesistente, inclusa anche quella che “in teoria” è l’insegnante d’inglese. Presumibilmente adottano un metodo didattico obsoleto. Adesso le classi son ben divise in base all’età dei bambini e alla loro preparazione. I bambini più grandi invece frequentano la scuola pubblica al di fuori dell’orfanotrofio.
Abbiamo avuto delle lunghe ed interessanti conversazioni con Bhon Bhon, il monaco principale (direttore) aiutati a stento da Soe Soe, che nonostante parli inglese, le incomprensioni reciproche e le incoerenze di quello che ci veniva detto erano tante. Ci siamo resi conto, ancor più dell’anno scorso che l’organizzazione non è il loro forte. Si assicurano solo che i bimbi hanno da mangiare, ma per quanto riguarda tutto il resto vale la regola “non fare oggi quello che puoi fare domani”. Anche se la comunicazione non è scorrevole per via della lingua, riusciamo a delineare la nostra posizione nel migliorare a lungo termine le condizioni dell’orfanotrofio.
In questo nostro viaggio abbiamo raggiunto i seguenti obiettivi:
Sostituzione di 7 basi di legno nei dormitori e montaggio di una piattaforma in legno a scuola
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Pulizia, disinfestazione, sterilizzazione dei dormitori e acquisto dei relativi prodotti
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Acquisto di 120 materassi, lenzuola, cuscini e copricuscini, contenitori grandi per oggetti personali quali vestiti, libri etc.
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Acquisto di 88 vestitini (maglietta e pantaloncino) + 240 paia di infradito
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Installazione pompa per l’acqua, tubature e cavi elettrici per il funzionamento della lavatrice
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Su 120 bambini, 114 sono affetti da tigna, 10 con tigna e infezione batterica, 2 con scabbia.
Assunto 2 donne a tempo indeterminato per la cura dei bambini, pulizia dei dormitori e bucato
Durante la nostra visita, abbiamo anche visitato altri 3 orfanotrofi. Non abbiamo ritenuto necessario dare nessun supporto in quanto le donazioni che già ricevono da altre associazioni di beneficenza, sono sufficienti.
Abbiamo deciso, per questa volta di concentrare le nostre forze solo sull’orfanotrofio Sasana che, vista la sua giovane età, è di gran lunga al di sotto dei livelli di quelli visitati.
Il progetto Sasana è solo all’inizio. Abbiamo solo dato una piccola scossa ma c’è ancora molto da fare per portarlo a livello accettabili soprattutto dal punto di vista educativo ed organizzativo. Per saperne di più su tutti i dettagli, visitate la nostra pagina del progetto orfanotrofio Sasana.
Per concludere, un ringraziamento particolare a tutti coloro che ci hanno supportando con le donazioni, rendendo possibile tutto ciò.
Lavoro nel campo del marketing digitale e amo viaggiare il più possibile. Ho raggiunto una fase della mia vita in cui sento che è il momento di dare.